In occasione delle nomination agli Oscar 2020, Giulio, il collaboratore cinematografico del blog, vi presenta la recensione di "The Irishman", candidato a ben 10 nomination!
Quei bravi ragazzi”, il ritorno.
Martin Scorsese, Robert De Niro e Joe Pesci riuniti per lo stesso film a 29 anni dal capolavoro che li ha visti insieme per la prima volta. De Niro e Pesci, erano già insieme in “C’era una volta in America” di Sergio Leone e ora sono alla loro terza collaborazione. Come se ciò non bastasse aggiungiamo anche Al Pacino, un nome a caso, per la prima volta diretto dal regista newyorkese di origini palermitane, e Harvey Keitel, altro interprete di spicco della vecchia guardia nella rosa dei preferiti da Scorsese.
Quindi “The Irishman” costituisce un evento già soltanto per i motivi sopra elencati ma, ovviamente, non si limita a rappresentare un omaggio a vecchie e nuove collaborazioni. La pellicola è tratta dal racconto del 2004 “L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa”
ed è adattata per lo schermo dalla penna di Steven Zaillian, lo stesso di “Risvegli”, con De Niro e Robin Williams e di “Gangs of New York” sempre diretto da Scorsese.
Distribuito dal 1° novembre 2019 per pochi giorni nelle sale cinematografiche per poi finire sulla piattaforma Netflix, il biopic presenta tutte le peculiarità di una storia filtrata dall’occhio di Martin Scorsese. Fedeltà a fatti e personaggi realmente esistiti e grande attenzione ai rapporti umani che vengono a crearsi tra i principali protagonisti, rendono "The Irishman" una storia epica in una narrazione senza pretese di giudizio.
Frank Sheeran (De Niro), veterano della seconda guerra mondiale, racconta a sé stesso la propria vita e il suo ruolo nella criminalità organizzata statunitense. L’uomo di origini irlandesi, ormai anziano e in una casa di cura, ripercorre le circostanze, le conoscenze e le scelte che lo hanno portato a intraprendere la carriera nella mafia. Dapprima come sicario per conto del clan Bufalino, Sheeran fu assoldato dal boss Russel Bufalino (Pesci) per poi divenire membro di spicco del sindacato degli autotrasportatori degli USA, un’istituzione collusa con la mafia e colma di attività di copertura. Durante questo periodo diventò stretto confidente e guardia del corpo del leader del sindacato Jimmy Hoffa (Pacino) nonché tramite tra lui e Cosa nostra.
La pellicola indugia sapientemente sulle dinamiche che guidano le scelte dei personaggi negli episodi che segnano la loro conoscenza e lo sviluppo dei loro rapporti, tenendo su uno sfondo velato gli accadimenti storico-politici che pur incidono sulla loro vita. Geniale la sceneggiatura che, affiancata dalla sempre impeccabile direzione di Scorsese, traduce in immagini un racconto di omicidi e corruzione riuscendo ad evidenziare lo spessore delle emozioni di personaggi legati non solo da interessi economici e lavorativi ma anche da legami affettivi, con le conseguenti difficoltà di onorare valori come la famiglia e l’amicizia.
Unica pecca: l’estetica di alcune anatomie strettamente connesse all’uso di effetti visivi computerizzati, necessari per ringiovanire un 80enne impegnato ad interpretare un 45enne.
Il difetto di forma va dagli effetti speciali sul viso, cioè i lifting digitali appunto (che in altre produzioni cinematografiche sono qualitativamente di gran lunga superiori) alle movenze fisiche, che esprimono con eccessiva evidenza, l’incoerenza tra corpo dell’attore e corpo del personaggio interpretato, risultando leggermente grotteschi se non addirittura ridicoli in alcune sequenze. La perplessità nasce dal chiedersi perché un cineasta quale è il regista di “Taxi driver” e altri prodotti di eccellenza del cinema mondiale, possa considerare come ottimale un tale risultato nel montaggio finito.
Tuttavia la capacità di narratore supera ogni dubbio visivo, infatti il risultato finale risponde ugualmente ad ogni tipo di esigenza e di pubblico. La cronaca di un’epoca al servizio di una storia che riesce a creare empatia con dei personaggi nei quali un valore come l’amicizia travalica l’esigenza di avere una coscienza. Una storia di umani tentativi di redenzione per un senso di colpa mai assaporato veramente. VOI AVETE VISTO IL FILM? VI È PIACIUTO?
I did'nt watch Irisman but I'm thinking watch 😊 thanks for your review...
RispondiEliminaThank you! 😊
Eliminada vedere.
RispondiEliminaCiao Vanessa.
Sì! 😊
EliminaLa lunghezza del film mi tiene un po' a distanza, ma prima o poi farò il compitino e lo guarderò. Ho sentito anch'io parlare delle pecche del ringiovanimento digitale e della goffaggine del risultato. Certo ci può stare se il personaggio parla soltanto, ma se lo poni in una scena con un po' d' azione, allora sarebbe meglio la classica controfigura magari col volto di DeNiro sovrapposto, come credo sia stato fatto per Nicole Kidman nelle scene iniziali di Aquaman, quando è giovane e mena di brutto da vera kickass.
RispondiEliminaAnch'io devo ancora guardare il film! Sì è vero all'inizio di Aquaman Nicole Kidman è molto ringiovanita, secondo me anche lei ha fatto un lifting digitale! 😂
EliminaSicuramente. E nelle scene in cui mena è sostituita da una controfigura tipo Zoe Bell, quella che ha fatto le parti di Uma Thurman in Kill Bill.
EliminaNemmeno a me sono piaciuti gli effetti speciali "ringiovanenti".
RispondiElimina👍
Eliminaso nice post :) I follow you on gfc # 369 , follow back?
RispondiEliminahttps://bubasworld.blogspot.com/
Thank you! I follow you! 😊
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