Oggi Jenny, la collaboratrice di Gattaracinefila, ci presenta la recensione di "Cumbia Ninja 3".
La terza stagione chiude definitivamente “Cumbia ninja”, questa saga made in Colombia incasellabile e che sicuramente (per i pochi che l’hanno vista) ha regalato al suo pubblico qualcosa di originale ed unico: qualsiasi cosa significhi.
La struttura dello show è sempre uguale, ovvero 16 episodi della durata media di 45 minuti ciascuno. Quello invece che è cambiato è tutto il resto, si assiste ad un drastico cambio di registro ed essendo onesti questa tra le tre, è la serie meno riuscita. Sinceramente dopo aver visto le primissime puntate, ero molto tentata a chiuderla lì ma oltre allo scrivere questo pezzo ero curiosa di vedere fino a dove si sarebbero spinti. L’imbarazzo iniziale unito ad una buona dose irrealistica (capisco l’accelerata sul fantasy però…), è scemato un pochino andando avanti e mi sono lasciata così travolgere dalla storia grazie a qualche svolta interessante.
Spesso mi capita di pensare che tante volte sarebbe meglio chiudere un po’ in anticipo lasciando un bel ricordo ecco, questo era il caso. Credo si potesse allungare leggermente il secondo capitolo e dargli una degna conclusione senza tirare troppo la corda.
A questo aggiungiamo personaggi eliminati senza troppe spiegazioni e altri ricomparsi ma inutili ai fini del racconto, buchi di sceneggiatura, situazioni paradossali et voilà, la mediocrità è servita.
Avrete sicuramente capito che “Cumbia ninja” è da guardare senza farsi troppe domande e lasciare che ci porti nel suo mondo ad una condizione: credere a quello che ci viene narrato e che nulla è impossibile.
Il bel messaggio ai telespettatori lo porta sempre avanti ma qui la musica sembra essere passata in secondo piano, è sempre presente certo ma non è più predominante come nel passato. Per esempio Hache, tra le varie stranezze che ho riscontrato, prima viveva per le 7 note mentre ora sembra quasi che non gliene importi più niente…
A distanza di anni quello che è rimasto impresso sono sicuramente le canzoni, “Ojos en la espalda” in particolare infatti all’epoca ebbe un enorme successo.
Spinta dalla presenza di Brenda Asnicar ho iniziato questa serie che nonostante non fosse proprio il mio genere mi ha coinvolta (a prescindere è sempre una buona cosa uscire dalla propria “zona di comfort”); sicuramente è stato qualcosa di singolare da vedere.
Se siete stanchi dei soliti prodotti tutti uguali ed amate il fantasy, le arti marziali, la musica, le leggende, i gialli e un po’ il trash non fatevi sfuggire questa fiction!
Buona visione