venerdì 12 aprile 2024

RECENSIONE DELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV "CUMBIA NINJA"

Oggi Jenny, la collaboratrice di Gattaracinefila, ci presenta la recensione della seconda stagione di "Cumbia Ninja". 

Quando annunciano il sequel di una serie di successo, sono sempre un po’ perplessa perché se da una parte fa piacere rivedere le avventure dei personaggi che ci sono entrati nel cuore, dall’altra si corre il rischio di rovinare un bel prodotto. Nel caso di “Cumbia Ninja” era inevitabile una seconda stagione in quanto la prima non si era conclusa, forse volontariamente in vista di un seguito già in cantiere.

Il detto “squadra che vince non si cambia” è più che calzante in questo caso dato che al cast non è stata fatta una significativa variazione e la qualità è rimasta alta, in linea con quello già visto. Una cosa che ho pensato subito è il fatto di non aver sentito nessun distacco/un prima e un dopo ma, se nei 13 episodi iniziali ci avevano dato un assaggio di quello che sarebbe venuto, fatto conoscere un pochino i caratteri e le dinamiche de La Colina, qui si prosegue con il racconto quasi come se fosse tutto parte dello stesso capitolo.
Le puntate in questo caso sono 16 e la durata è sempre di circa 50 minuti ciascuna. Gli ingredienti sono pressoché gli stessi anche se forse la parte fantasy si è ritagliata uno spazio maggiore rispetto al passato (questo ha dato vita ad alcuni momenti leggermente trash).
 

Attenzione possibili spoiler da qui in avanti!!

Dove eravamo rimasti? La prima stagione si è conclusa con l’allontanamento di Nieves ed Italo dal quartiere mentre il Maestro Wu viene gravemente ferito. L’uomo fa però in tempo a chiedere alla sorella di Hache di mostrare al fratello e ai restanti componenti della band, quello che c’è nascosto sotto il tempio.
Nei nuovi episodi scopriamo poi che il Maestro non è morto mentre i Cumbia Ninja devono fare i conti con il dragone millenario e il tesoro che protegge.
Oltre a sviluppare le vicende precedentemente solo anticipate, ora ci si concentra sulla cattura degli assassini della famiglia Carbajal: proprio per questo motivo Juana torna a vestire i suoi panni per fare giustizia.
La musica resta sempre la protagonista indiscussa e metodo per far passare i giusti messaggi ai più giovani. La felicità va cercata e conquistata ma se pensate di vedere “l’happy end” vi sbagliate, almeno in parte. Il finale lascia l’amaro in bocca e la voglia di vedere la terza ed ultima stagione!
Sul web questo prodotto ha diviso molto gli spettatori, qualcuno non l’ha trovato niente male mentre altri dopo i primi minuti di visione l’hanno già etichettato come “cringe”. Sicuramente è stata una sfida unire così tanti generi (che funzionano) in una serie destinata ad un pubblico prevalentemente giovane. Quello che si vuole veicolare arriva in maniera chiara, utilizzando delle location d’impatto e personaggi forti (senza diventare troppo retorici e noiosi). Le canzoni, sempre orecchiabili e coinvolgenti, danno quel quid in più e mostrano che spesso l’arte unisce le persone oltre a salvare da situazioni difficili.

Buona visione!




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